di Giorgia Audiello
«La parola è un potente signore, che col più piccolo e impercettibile dei corpi riesce a compiere le imprese più divine». Così scriveva il filosofo greco Gorgia nell’opera “Encomio di Elena”: la parola – il logos – ha, infatti, il potere non solo di persuadere e formare le opinioni, ma anche di plasmare i contenuti della mente e il pensiero stesso, riuscendo a confondere abilmente il vero e il falso: per questo, essa è strumento tanto potente quanto pericoloso. La concezione del logos proprio dei sofisti e dei retori – antesignani del nichilismo moderno – nega ogni realtà all’essere e, dunque, alla verità elevando la parola ad unica creatrice di senso e promuovendo la completa autonomia del linguaggio: quest’ultimo dunque, è completamente scollegato dalle cose e viene elevato a massimo strumento di persuasione che, nell’epoca attuale, si è trasformata in potente mezzo di manipolazione grazie alla diffusione dei mezzi di comunicazione di massa controllati dalle élite politiche ed economiche della struttura sociopolitica capitalista: l’informazione, infatti, è in larga parte la cassa di risonanza degli interessi e delle posizioni ideologiche e geopolitiche della classe dominante ed è utilizzata per la creazione del consenso.
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