Al 75° Summit della NATO, in corso a Washington, è stato annunciato che in Germania verrà istituito un nuovo comando per addestrare ed equipaggiare le truppe ucraine con l’obiettivo di «fornire sostegno alla sicurezza per l’Ucraina su base permanente e garantire così un sostegno migliore, prevedibile e coerente», come si legge nella dichiarazione congiunta del vertice. La Germania diventerà così la base di appoggio degli Stati Uniti per attuare l’escalation bellica contro la Russia. Il vertice NATO ha quindi sancito il divario tra l’Occidente e il gigante eurasiatico guidato da Vladimir Putin oltre alla volontà del blocco occidentale di prepararsi a tutti gli effetti ad una guerra contro Mosca: lungi dallo smorzare le tensioni col Cremlino, infatti, i 32 membri dell’organizzazione militare atlantica sembrano voler alzare sempre di più l’asticella dello scontro. Oltre a rafforzare il sostegno militare e finanziario a Kiev inviando anche i Jet F-16, infatti, l’Alleanza ha deciso di sostenere l’Ucraina «nel suo percorso irreversibile verso la piena integrazione euro-atlantica, compresa l’adesione alla NATO» e di schierare missili a lungo raggio in Germania nel 2026. Si tratterebbe delle armi statunitensi più potenti mai installate in Europa dai tempi della Guerra Fredda. Il tutto avviene mentre il capo di stato maggiore delle forze armate polacche ha affermato che la Polonia deve preparare i suoi soldati a un conflitto totale. Durante il summit non sono poi mancate le invettive contro la Cina, accusata di sostenere la guerra del Cremlino: per la prima volta, infatti, i 32 membri dell’organizzazione militare hanno definito congiuntamente Pechino un «facilitatore decisivo» dello sforzo bellico russo in Ucraina, accusandola anche di porre sfide sistemiche alla sicurezza euro-atlantica.

Fino ad ora, il sostegno militare all’Ucraina è stato coordinato principalmente dagli Stati Uniti, ma in futuro Washington vuole estendere la propria attività anche in Germania, affermando allo stesso tempo che l’Allenza non diventerà parte del conflitto. Il nuovo comando sarà operativo già a partire da venerdì 12 luglio e, lavorando alla trasformazione delle forze di difesa ucraine, ne dovrebbe consentire l’integrazione futura nella NATO. L’iniziativa è finalizzata anche a assicurare il sostegno a Kiev nel caso di un ritorno alla Casa Bianca di Donald Trump che ha dichiarato di voler porre fine al conflitto avviando trattative tra i due Paesi in guerra. A partire dal 2022, Washington ha istituito un’unità di circa 300 soldati denominata Security Assistance Group-Ukraine (SAG-U) presso il quartier generale europeo delle forze armate statunitensi a Wiesbaden, in Assia. A partire da ora, invece, saranno 700 i dipendenti impiegati presso la base al servizio della NATO e la Germania vorrebbe impiegarne fino a 40, compreso un generale come vicecomandante. Dei membri NATO, solo l’Ungheria non prenderà parte all’operazione, in quanto teme che il comando chiamato NSATU (Nato Security Assistance and Training for Ukraine) possa spingere l’Alleanza ad uno scontro diretto contro la Russia.

Gli alleati hanno anche stabilito di fornire all’Ucraina almeno 40 miliardi di euro in aiuti militari entro il prossimo anno, ma l’impegno pluriennale auspicato dal Segretario generale della NATO Jens Stoltenberg non è stato raggiunto dai membri NATO. Per quanto riguarda l’installazione di missili a lungo raggio in Germania, invece, una dichiarazione congiunta tedesco-americana afferma che gli «schieramenti episodici» erano in vista di un impiego a lungo termine che includerebbe SM-6, Tomahawk e armi ipersoniche in fase di sviluppo con una gittata maggiore. Immediata la risposta del Cremlino che ha affermato che agirà per contrastare il previsto dispiegamento di missili a lungo raggio in Germania: «vediamo che l’infrastruttura militare della NATO si sta costantemente e gradualmente spostando verso i nostri confini», ha affermato il portavoce del Cremlino Peskov, aggiungendo che «Di conseguenza, le tensioni nel continente europeo stanno aumentando». Il viceministro degli Esteri russo, Sergei Ryabkov, ha detto che «Il lavoro necessario per la preparazione di contromisure di bilanciamento da parte delle agenzie statali russe competenti è stato avviato con largo anticipo e viene svolto in modo sistematico», in quanto Mosca aveva previsto l’attacco missilistico tedesco-americano.

Dal summit emerge quindi un quadro in cui le tensioni, invece di diminuire, sono decisamente aumentate agitando lo spettro di una guerra aperta tra Europa e Russia. Le decisioni prese, infatti, hanno predisposto logisticamente, economicamente e militarmente uno scenario bellico sul suolo europeo, superando ormai definitivamente quelle «linee rosse» che il blocco atlantico si era posto all’inizio del conflitto e facendo della Germania uno dei Paesi chiave della strategia militare statunitense nel continente europeo.

[di Giorgia Audiello, pubblicato su L’Indipendente.online]

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