Per decenni, la narrazione dominante ha descritto la globalizzazione non solo come un fenomeno rivoluzionario in grado di migliorare le condizioni di vita di milioni di esseri umani in ogni parte del mondo, ma anche come fenomeno inevitabile e spontaneo, sull’onda di quell’entusiasmo ideologico che ha identificato col mito del libero mercato, dell’individualismo e del cosmopolitismo, un automatico e potenzialmente illimitato progresso, il quale a sua volta fonda la sua ragione d’essere sui principi della crescita, della produzione, della scienza e della tecnologia.
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