Le forze armate ucraine avrebbero utilizzato armi americane, nella fattispecie missili HIMARS, per colpire un sistema di difesa aerea con missili S-300 e S-400 nella regione russa di Belgorod, tra il primo e il due giugno: lo riferiscono fonti non ufficiali russe riprese da diversi media occidentali. Nonostante l’enfasi conferita alla notizia, non è di certo la prima volta che l’esercito ucraino colpisce nei territori russi di confine. Questo però sarebbe il primo caso documentato di utilizzo da parte di Kiev di armi americane per colpire siti militari all’interno del territorio russo, dopo che a fine maggio il presidente americano Joe Biden aveva autorizzato un uso localizzato delle armi americane sul suolo di Mosca. La Casa Bianca, però, non ha concesso a Kiev di colpire ovunque il territorio nemico, ma solo nelle retrovie dell’offensiva di Kharkov. Ciò è sufficiente a far crescere le tensioni tra Washington e Mosca. Quest’ultima ha avvertito, infatti, la Casa Bianca di valutare attentamente la serietà delle conseguenze degli attacchi con armi americani in Russia: «Vorrei mettere in guardia i funzionari americani contro gli errori di calcolo che potrebbero avere conseguenze fatali. Per qualche ragione sconosciuta, sottovalutano la gravità del rifiuto che potrebbero ricevere», ha detto ieri il viceministro degli Esteri russo Sergey Ryabkov. «Siamo consapevoli che i paesi occidentali si stanno muovendo verso un’escalation. Pertanto, da parte nostra, prenderemo tutte le misure necessarie per neutralizzare le minacce associate a questa escalation», ha affermato allo stesso tempo l’alto diplomatico russo Alexander Grushko. Lo stesso ha fatto sapere che tutte le armi e i sistemi missilistici forniti a Kiev saranno distrutti dall’esercito russo.
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