Se da un lato protagoniste indiscusse del tempo pandemico sono state la paura e la cieca obbedienza, dall’altro grande assente risulta la capacità di porsi domande ed esercitare il dubbio, andando oltre le apparenze di quelli che sembrano essere fatti incontrovertibili. Da più parti si è sollevato il tema della libertà in relazione alle “leggi” che sono state disposte per far fronte all’emergenza sanitaria, senza però approfondire il suo reale significato.
Da sempre, l’analisi critica degli avvenimenti non è prerogativa della moltitudine e oggi meno che mai: decenni di globalizzazione, consumismo ed economicismo hanno dato vita ad una concezione fittizia di libertà basata sull’uniformità e l’adesione passiva a tutto ciò che viene proposto “dall’alto” dai colossi multinazionali e da un modello culturale e “educativo” in cui la dissoluzione è abilmente fatta passare per progresso.
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